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E finalmente la traversata
A pensarci oggi sembra quasi buffo. Oggi, che siamo fermi da due mesi nella stessa baia. Oggi, che ci sono cresciute le alghe sotto la chiglia e l’altro giorno mi è sembrato addirittura di scorgere un granchietto sul piede del timone. Ma c’è stato un tempo in cui prendevamo la decisione folle e saggia di armare una barca a vela di dieci metri e attraversare l’Oceano Atlantico. 3000 miglia in 24 giorni. C’è stato un tempo in cui ai timori degli altri rispondevamo con liste precise, piani inattaccabili e organizzazione minuziosa. Quel tempo per noi si è cristallizzato in una tarda mattinata di novembre, quando increduli, agitati e sollevati chiedevamo…
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Nona tappa: il mondo oltre le Colonne d’Ercole
Gibilterra è un non luogo. Come gli arrivi e partenze degli aeroporti, una comunità temporanea tenuta assieme dalle regole del duty free e dall’inglese come lingua sociale. Divisa dal territorio spagnolo dalla pista dell’aeroporto, che bisogna attraversare a piedi, tra un atterraggio e un decollo, si accovaccia all’ombra della rocca e delle sue scimmie. Dà il benvenuto al viandante l’icona più scontata: una cabina del telefono rossa, sfondo perfetto per milioni di selfie, tutti uguali. Gibilterra è un lastricato di pietre antiche (forse), lembi di villaggio irlandese di case basse dai tetti colorati, pub che strillano la loro britannicità riuscendo ad apparire autentici come gli anellini colorati rivela-carattere che si…