Viaggio

La costruzione di un viaggio – Parte I

quando sognavamo a casa
quando sognavamo a casa
Quante volte ci siamo sentiti dire o abbiamo esclamato: “Basta! Mollo tutto!”?

E già nel dirlo sapevamo che era uno sfogo destinato ad esplodere e ad esaurirsi in un bagno di realtà “è troppo difficile… non ho abbastanza soldi… e se poi non ci riesco? Solo gli altri più coraggiosi/avventurosi/liberi di me ce la fanno.” 

E da lì il rientro alla quotidianità era immediato e quasi indolore, come se quell’esclamazione da sola potesse bastare per sputare fuori la nostra insoddisfazione e soffocare i nostri desideri.

Gentilmente circondati da un’ovattata sensazione di sicurezza rientravamo nei ranghi: sveglia, traffico, scrivania, ambizioni professionali, birre con gli amici, gite in barca nei weekend, cene e Netflix. 

Ma dentro, come il tic tac dell’orologio di Capitan Uncino ingoiato dal coccodrillo, continuavamo a sentire un rumorino che ci ricordava qualcosa…

Solo ora, che siamo partiti ed il progetto è diventato un fatto, possiamo dire che abbiamo capito perché per noi non poteva funzionare quel “mollo tutto!”.

Perché era una reazione e non un’azione, perché era una molla distruttiva e non creativa di un nuovo mondo, perché era fuga e non viaggio.

Perché, nella migliore dell’ipotesi, era un desiderio mimetico vissuto attraverso i video di chi lo stava facendo davvero ed in quel modo poteva rimanere a distanza di sicurezza. 

quando abbiamo deciso di farlo
quando abbiamo deciso di farlo

Smettere di pensare il viaggio un sogno e programmarlo nei dettagli, iniziare davvero a fare i conti con i conti, guardare in faccia l’infinito lista dei to do e nel frattempo vivere consapevolmente quella vita che era attorno a noi.

Il pensiero dell’anno sabbatico in barca a vela non doveva più essere la cura omeopatica contro la routine ma una realtà possibile con tutte le sue sfaccettature.

Non siamo ventenni spensierati (io poi non lo sono mai stata neanche quando di anni ne avevo venti davvero…) e quando abbiamo deciso di partire abbiamo pensato a lungo alle implicazioni, senza però farci soggiogare dalle preoccupazioni ma tenendo come faro quello che volevamo: essere più felici.

Abbiamo fatto luce sulle nostre paure e abbiamo affrontato i nostri timori. 

Lavoro: tra un anno saremo tutto sommato giovani ed impiegabili e poi chissà che cosa succederà in questi 365 giorni…

Famiglia: non abbiamo figli e le nostre mamme sono giovani ed in salute, certo dobbiamo cercare di non farle preoccupare troppo… ci mancheranno moltissimo e ci mancheranno i nostri fratelli, le loro compagne, i nipoti, gli zii, i cugini e la nonna. Creare uno spazio comune di comunicazione attorno al nostro progetto e stato come ri-conoscersi da adulti, è vero che la famiglia non si sceglie ma si sceglie come essere famiglia: vorremmo che questo fosse il viaggio di tutti loro e già sappiamo di aver creato qualcosa di nuovo ed unico quando hanno accettato di sostenerci anche se, forse, non capivano fino in fondo questo nostro anelito di libertà

Soldi: cerchiamo di tagliare le spese superflue, vendiamo quello che non ci serve più (fase Marie Kondo), facciamo un ipotetico business plan e capiamo quanto possiamo permetterci con quello che abbiamo da parte (che di sicuro non sarebbe abbastanza per comprare una casa o anche una bella macchina…)

Amici: la prima parte del viaggio sono stati loro, il nostro carburante ed il nostro porto sicuro. Nei momenti inevitabili di fatica, preoccupazioni, tensioni, sono stati la nostra valvola di sfogo, ci hanno ascoltati sognare ad occhi aperti e sono stati testimoni di ogni cambio di rotta, giudici implacabili ed avvocati difensori. Vi vogliamo bene!

Noi: quando ci dicono: “Sarà una bella scommessa anche per la coppia eh?” ci chiediamo: ma non lo è forse anche vivere in città tutti i giorni? Certo, a Milano ci sono molti più momenti solo per se stessi, ma spesso si sottovaluta il fatto che la barca non è solo una piccola casa ma è soprattutto un mezzo per attraversare il mare e la sua infinità entra anche dentro noi. Si può essere molto più “soli” sopra una barca da dieci metri che in un trilocale. Il viaggio in due rende una coppia una società, il socio può essere di cattivo umore, sovrappensiero, fare scelte non condivisibili, ma rimane la persona con cui ogni giorno si decide di andare avanti. La scoperta del mondo attorno a noi è solo parte della scoperta di trovarci assieme, guardarci negli occhi e dire: “lo abbiamo fatto per davvero!”. 

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